Dopo l’inverno “kış” ieri è arrivato il primo giorno della primavera, in turco “ilkyaz” letteralmente “prima estate”.
Nel mondo turco, questa data ha assunto una grande importanza fin dai tempi antichi, almeno dall’VIII secolo a.C. A quei tempi poi, anche i “Turchi Celesti” “Gök Türkler” utilizzavano un calendario “con dodici animali”, tra cui era presente pure un maiale, organizzato secondo il sole e la luna, diviso in 12 mesi, e identificavano quale primo giorno dell’anno “il giorno in cui fioriscono le piante” “bikilerin yeşerdiği gün”.
Secondo l’antico calendario, quindi, si trattava del primo giorno dell’anno e della primavera mentre secondo quello attuale, è il giorno in cui la durata del giorno è pari a quella della notte (equinozio) e si identifica perciò con il 21 marzo.
Come viene chiamato il primo giorno della primavera?
Proprio in riferimento alla durata giorno – notte, i turchi chiamarono questo giorno “gün dönümü” “cambio della stagione”. Ma considerando che si tratta anche della fine dell’inverno, del freddo e delle difficoltà legate ad esso, sopratutto nella zona dell’Altai in cui vivevano gli antichi turchi (dove le temperature raggiungevano i -50°C, c’era sempre neve e gelo e costringeva le persone a non uscire) e del passaggio alla primavera, al calore, alla sua bellezza, alla fioritura, tale data viene denominata anche “yılsırtı” “schiena dell’anno”. Inoltre, prende pure il nome di “Ergenekon bayramı” perchè identificata anche con l’uscita dall’ “Ergenekon”, un luogo angusto dove secondo la leggenda, si erano rifugiati i turchi discendenti da Il Han e da cui erano riusciti ad uscire attraverso lo “scioglimento” della parte in ferro della montagna.
Cosa indica la primavera per i turchi?
Nella cultura turca questa data indica la primavera, la nostalgia per la primavera, la gioia di vivere, l’acqua, la purificazione, il risveglio della terra, della natura, il rinnovo, la prosperità, la creazione, la rinascita, l’amore, la fratellanza, il mutuo soccorso. Il risveglio della natura, il riscaldamento della terra (che prima era gelata), la prosperità che erano collegati anche alla figura del fuoco, del sole, si ritrovano nell’antica usanza di “salto del fuoco” con il significato simbolico di purificazione.
Si tratta di un giorno che viene festeggiato tra tutti i popoli turchi, un giorno che riunisce e lega tali popoli, la turchità trattandosi di una festa nazionale. Assume diversi nomi tra i vari popoli, ma in Turchia, oltre a “yılsırtı”, “gün dönümü”, viene anche denominata “Mart Dokuzu/nove di marzo”, Mart Bozumu/cambio di marzo” o “Nevruz” dalla parola persiana tradotta in turco come “Yeni gün” “nuovo giorno”.
Tale festività trascurata nel periodo ottomano, fu ripresa durante il periodo di Atatürk ma nuovamente “dimenticata” fino al 1995 in cui fu accettata come festa e fu deciso da parte dei ministri dei paesi turcofoni di festeggiare d’ora in poi insieme questa data.
In tale occasione vi sono balli, canti, giochi, vengono lette poesie, preparati tanti piatti tipici ma vi è anche un’usanza particolare che accomuna i popoli turchi con quelli che festeggiano la Pasqua.. Vengono infatti dipinte le uova ed i bambini giocano a far “scocciare” (rompere) le uova: perde colui al quale si rompe prima.
Curiosità
Le quattro stagioni in turco:
“inverno” – “kış”
“primavera” – “ilkyaz”
“estate” – “yaz”
“autunno” – “güz” “sonbahar” (dal turco “son” e persiano “bahar”)