In turco esistono moltissimi proverbi e modi di dire anche per quanto riguarda l’acqua poiché questa è una delle risorse più importanti per l’essere umano.
Oltre a quelli che avete visto all’interno dell’altro articolo sull’acqua, ce ne sono molti altri. Troverete di seguito il proverbio in turco, la traduzione in italiano e la spiegazione.
- “Su akarken testiyi doldurmalı” – “Bisogna riempire la caraffa mentre scorre l’acqua”
Significa che bisogna sfruttare l’occasione e per esempio, mettere da parte i soldi quando se ne ha la possibilità. - “Su aktığı yere yine akar” – “L’acqua scorre nuovamente nel luogo dove scorreva prima”.
Si usa per esprimere il fatto che una situazione positiva e a noi utile si ripeterà se non oggi, domani. - “Su başından kesilir” – “L’acqua si interrompe dal capo/viene interrotta alla fonte”.
La soluzione sicura per tanti problemi e’ quella alla fonte.
Per poter concludere un lavoro nel modo più sicuro, bisogna mettersi d’accordo con l’autorità maggiore. - “Su bulanmayınca durulmaz” – “L’acqua non diventa limpida se non si intorbidisce”.
Una prima interpretazione: si chiarisce un argomento dopo varie complicazioni/discussioni.
La seconda: i giovani, prima di diventar saggi, attraversano vari periodi turbolenti. - “Su içene yılan bile dokunmaz” – “Nemmeno il serpente tocca uno che beve l’acqua”
Nessuno deve toccare uno mentre beve l’acqua che altrimenti gli va di traverso. - “Su küçüğün, sofra büyüğün” – “L’acqua è del piccolo, la tavola (il banchetto, il mangiare) è del grande”
I bambini devono bere prima degli adulti e gli adulti devono mangiare prima dei bambini.
Tale proverbio puo’ essere interpretato in vari modi. La prima e piu’ valida di tali interpretazioni è quella seguente: Secondo l’usanza, i bambini non possono resistere alla sete e quindi devono bere prima degli adulti. E gli adulti, visto che devono lavorare, devono mangiare prima.
La seconda potrebbe essere questa: i bambini a tavola non possono e non devono mangiare tutto quello che vogliono. - “Su testisi su yolunda kırılır” – “L’anfora dell’acqua si rompe nella via per l’acqua”
Le cose o le persone si rompono o hanno incidenti nell’attività in cui si impegnano. - “Su uyur, düşman uyumaz” – “L’acqua dorme ma non il nemico”.
Corrisponde al detto italiano: “Attenzione! Il nemico ti ascolta.
Mentre l’acqua che scorre ininterrotta e sileziosa può essere definita “dormiente”, non vale lo stesso discorso per il nemico che per quanto silenzioso, non dorme mai ed aspetta il momento giusto per attaccare. - “Su yatağını bulur” – “L’acqua trova il proprio letto” o “Akarsu çukurunu kendi kazar” – “L’acqua corrente scava da sola il proprio letto”.
Anche questo proverbio puo’ essere interpretato in vari modi.
Quando una persona ha un obiettivo, è determinato a fare un lavoro, trova il modo per raggiungerlo.
Oppure: Ognuno trova cio’ che fa per lui. - “Akarsu pislik tutmaz” – “L’acqua corrente non si sporca”
Anche se l’acqua corrente viene sporcata, poichè scorre continuamente, si ripulisce. - “Akarsuya inanma, eloğluna dayanma” – “Non fidarti dell’acqua corrente, non affidarti allo straniero”
Come non ci si deve fidare ad entrare nell’acqua corrente sebbene possa sembrare tranquilla, non bisogna fare troppo affidamento al sostegno altrui. - “Suyu getirende bir, testiyi kıran da” – “È tutt’uno sia colui che porta l’acqua, sia colui che rompe la brocca”
Spesso non c’è distinzione tra colui che fa bene il suo lavoro e quello che lo usa a fini loschi. - “Suyu havana koy, döv döv yine su” – “Metti l’acqua in un mortaio, pesta e ripesta ma rimane sempre acqua”
Per quanto possiamo cercare di cambiare una cosa o una persona, la sua qualità o caratteristica non cambia. - “Suyun yavaş akanından, insanın yere bakanından kork” – “Diffida dell’acqua che scorre piano e della persona che guarda verso il basso”.
L’acqua che scorre piano potrebbe un giorno straripare e causare danni incalcolabili, come una persona che sembra tranquilla ma che potrebbe risultare molto pericolosa.
Fonte:
“Atasözleri ve Deyimler Sözlüğü” “Dizionario dei proverbi e dei modi di dire”, Ömer Asım Aksoy, İstanbul, 1996″